È stata una combinazione di fattori….

L’idea originaria è nata quando un avvocato mi ha riferito le sanzioni amministrative previste per il lavoro in nero di badanti, colf e baby-sitter.

Pur comprendendo le difficoltà economiche di tutti noi, continuavo a domandarmi quali fossero le reali motivazioni che spingono tante persone a correre un tale rischio, ma poi una risposta me la sono data. Non è un’isteria collettiva, ma un rischio inconsapevole perché molti non sanno a cosa vanno incontro.

Infatti, le sanzioni previste per il lavoro in nero dal D.Lgs. 151/2015 (c.d. “Decreto Semplificazioni” – https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/09/23/15G00164/sg) sono salatissime e variano a seconda del numero di giorni di impiego in nero:

  • meno di 30 giorni di impiego in nero comportano una sanzione che va da un minimo di 1.500 euro a un massimo di 9.000 euro;
  • da uno a due mesi invece, gli importi possono essere da 3.000 euro a 18.000 euro;
  • per un periodo superiore ai 60 giorni la multa va dai 6.000 euro ai 36.000 euro.

E non è tutto! Nel caso di Assistenti Familiari extracomunitari senza regolare e valido permesso di soggiorno, la sanzione amministrativa sale del 20%, per non parlare poi dei rischio penale a cui si va incontro.

Questa consapevolezza ci ha spinti inizialmente a mettere in contatto lavoratrici e lavoratori che avevano esperienza nel settore dell’Assistenza Familiare a domicilio (badanti, colf e baby-sitter) con le Famiglie che avevano esigenze specifiche per i propri cari (persone, anziane e bambini) e per il proprio domicilio, suggerendo loro la regolare assunzione con “Contratto di lavoro domestico” riferito al CCNL sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico.

Poi, è arrivata la pandemia che tutti conosciamo ormai bene e, come Associazione di Promozione Sociale, abbiamo subito compreso i devastanti effetti sociali che avrebbe causato la grave crisi economica internazionale sul tema della disoccupazione. A ciò si aggiunge l’esigenza di molte famiglie che, a causa dell’epidemia, stanno riportando al proprio domicilio gli anziani ospitati nelle case di riposo e RSA.

L’insieme di questi due fattori (sanzioni amministrative per il lavoro in nero ed effetti sociali della pandemia sulla disoccupazione) ci ha spinto ad aprire una divisione operativa di PeopleTakeCare che si occupi di realizzare una piattaforma web per promuovere nel settore dell’”Assistenza Familiare privata a domicilio non sanitaria” l’incontro tra domanda e offerta di lavoro di badanti, colf e baby-sitter.

Siamo stati sommersi di richieste di iscrizione al Registro Assistenti Familiari e abbiamo referenziato le badanti, le colf e le baby-sitter che avevano i requisiti per accedervi.

 

Speriamo di dare il nostro piccolo contributo agli Assistenti Familiari che hanno necessità di lavorare e alle Famiglie che hanno bisogno della loro collaborazione!

 

Il Presidente

Renato Leone